Conversazione con Francesco Poli

Nicola Salvatore - Saranno esposte tre grandi ruote, una delle quali, quella con il gancio, resterà ad Alessandria. Sono ruote di circa m. 2,50 di diametro con uno spessore di 5 cm. La larghezza e la profondità sono di 70 cm. Sono tutte realizzate in ferro con oggetti vari applicati.
francesco poli - Se non sbaglio, si tratta di oggetti meccanici, strumenti di lavoro, sia agricolo che industriale, che generano un impatto visivo molto forte nei confronti dello spettatore. Credo che potremmo accostare i tuoi lavori a quelli di Serra, o forse meglio a quelli di un artista che non ha creato opere così possenti sul piano percettivo, ma che ha una sorta di affinità elettiva con i tuoi materiali: Ettore Colla. Colla aveva costruito dei grandi assemblaggi con dei pezzi di macchine e di altri oggetti. Inoltre possedeva una dimensione plastica che è allo stesso tempo legata alla realtà della vita quotidiana e alla fantasia, alle suggestioni fantastiche...
-Esatto. Ma io penso che di riferimenti ce ne siano in quantità. In mostra, inoltre, ci saranno delle colonne di 1,90 cm.: l'elemento aggiunto racconta una storia, una realtà legata all'uso dell'oggetto stesso.
- Ci sono dei pesi...
- ...Pesi, seghe, zappe, arpioni e tanti mestoli...
- Quindi c'è, come del resto anche nelle grandi ruote, una dialettica fra strutture geometriche, strutture pure, e oggetti che possiedono una forma ben definita, come i mestoli o le seghe. Queste ruote, queste colonne, hanno anche dei grossi squarci, delle grosse rotture al loro interno...
- ...Gli squarci sono legati al discorso delle ombre in pittura rimandano all'ombra dell'oggetto che a volte è fantastico e a volte è reale: è come se gli oggetti riavessero una vita diversa, un'ombra diversa, un riuso differente.
- È molto interessante il lavoro che avevi già fatto in pittura, il lavoro delle concretizzazioni, in cui la dimensione dell'ombra - che non è solo un fatto, che nel tuo caso diventa spazio - si trasforma nell'alter ego dell'oggetto e nello stesso tempo acquisisce forma e plasticità rispetto alla raffigurazione...
- Sicuramente, si può addirittura annullare l'oggetto così che la sua ombra assuma una forma fisica...
- L'ombra allude a un oggetto che non c'è più. A questo proposito ti faccio una domanda, perchè adesso siamo qui, nella tua aula di pittura, caratterizzata da un modo di lavorare molto libero, molto aperto, che coinvolge gli studenti in avventure di lavoro insolite e disparate, come la mostra in cui hai loro proposto di realizzare opere con dei frigoriferi in disuso. In che misura c'è un rapporto fra il tuo lavoro personale e il tipo di didattica che tu attui in accademia?
- Il rapporto è sicuramente riferito agli oggetti. lo amo - come si vede - l'oggetto in sé, sia che appartenga al passato che al presente, come i frigoriferi. Nella mostra a cui tu ti riferisci ho voluto fare una scelta dell'oggetto e proporlo agli allievi che, in maniera fantastica, giocosa, e con grande professionalità, hanno realizzato il lavoro per la mostra.
- Certo, le opere con gli oggetti domestici le aveva realizzate già Spoerri...Tu però metti in moto la fantasia negli studenti innescando un'idea a partire dalle cose strettamente connesse al reale all'esperienza del quotidiano. Ma ritornando alla mostra di Alessandria...
-... Ho pensato di collocare nelle nicchie di questo ampio spazio una serie di piccole sculture in bronzo che sono i progetti delle grandi ruote e che forse rappresentano la parte meno 'dura' del mio lavoro.
- Riguardo al bronzo, io immagino un bronzo pulito, lucidato, che crea una lettura diversa rispetto a quella precedente e però ne evidenzia l'eleganza formale. Questi lavori che sono più piccoli si possono abbracciare con sguardo più ravvicinato. La cosa che mi pare interessante è che dopo aver visto queste opere si può ritornare a rivedere le altre anche con uno sguardo diverso, in cui l'impatto più duro, rude, viene i ngentilito in qualche modo da una visione che tende a poter astrarre, a sublimare la forma.
- Penso che tu abbia ragione, effettivamente esiste questa passibilità nei miei lavori.
- Nelle tue opere, che differenza c'è, se c'è, fra il lavoro pittorico e quello plastico-pittorico?
- Devo dire che per me non c'è alcuna differenza, nella pittura si ritrovano gli stessi elementi delle mie sculture: i neri delle ombre li identifico con gli squarci, i marroni ricordano la ruggine dei miei ferri, le due cose si identificano, insomma.
- A me sembra che nella pittura ci sia un chiaro riferimento agli oggetti, ma che l'aspetto formale venga maggiormente evidenziato, così come nelle piccole sculture in bronzo, propriomperchè la tecnica della pittura, così come quella della fusione in bronzo, allontana la fisicità e la caratterizzazione degli oggetti come fatti del reale, come elementi prelevati direttamente dalla realtà, seppur elaborati, che invece è evidente nei grandi lavori. Sei d'accordo, quindi, che lo spirito di lavoro è lo stesso?
- Penso di sì, penso che non ci sia alcuna differenza. Sono in studio solo con me stesso, sia quando progetto una scultura che quando faccio un quadro. Cambia in sostanza solo l'atmosfera quando entro in uno di questi laboratori che lavorano il ferro, dove c'è un gran rumore, stridio di pezzi meccanici in funzione e uomini che lavorano intorno a me, ma in realtà il progetto rimane fedele a se stesso.
- Nella mostra è previsto dì fare un confronto mettendo i quadri accanto a delle sculture nelle quali gli elementi in gioco sono analoghi? - Sì, ci sarà questo tipo di installazione: le colonne in ferro saranno installate di fronte ai quadri. Quindi c'è da un lato la fisicità, il ferro, il bronzo, l'alluminio, dall'altro gli stessi oggetti dipinti sulla tavola.
- Mi hai detto che una di queste grandi ruote sarà collocata nella città...
- ...Sì, una delle tre grandi ruote sarà collocata all'esterno e resterà in Alessandria. Così come un'altra grande ruota ha trovato collocazione sull'isola di Capri, un'altra a Capodimonte, un'altra ancora ad Ancona, una a Viadana, una a Como. Per me è importante lasciare un segno del mio lavoro.
- Queste opere sono pensate come opere indipendenti dal contesto espositivo, oppure vengono realizzate in relazione a dove verranno esposte?
- Quando c'è una committenza precisa, è impossibile non rispondere in modo preciso al committente...
- In altri termini: tu credi alla public-sculpture, all'arte pubblica? Non sto parlando di arredo urbano, ma di rivìtalizzazione degli spazi urbani attraverso la scultura.
- Sì, ci dovrebbe essere questa integrazione della scultura con l'architettura urbana. Chiamiamoli monumenti o forme plastiche o lavori con l'uso di nuove tecnologie, in ogni modo l'artista deve lasciare qualcosa nello spazio urbano in modo che tutti possano fruirne.
- In queste sculture ci sono elementi legati alla produzione industriale, artigianale e agricola. Tu pensi che gli strumenti agricoli abbiano una poesia diversa rispetto a quelli industriali?
- C'è una differenza che scaturisce dai miei ricordi. Sono legato agli oggetti agricoli perchè mi ricordano la mia infanzia, ho imparato ad amarli, li recupero o li ricostruisco perchè penso che siano carichi di poesia, pieni di vita, di dignità, dì storia, rappresentano le nostre memorie di cui sono rimaste solo le ombre.