Lavagne, di Nicola Salvatore
Un omaggio a Joseph Beuys nel centeneraio della sua nascita
È emozionante l’omaggio che Nicola Salvatore rende a Joseph Beuys a cent’anni dalla sua nascita. Un omaggio forte nei contenuti e profondamente evocativo nella forma, impalpabile, della mostra virtuale.
Sia Nicola Salvatore sia Joseph Beuys sono sempre stati mossi da un’urgenza precisa, che trapela in ogni loro gesto, in ogni singolo lavoro: l’urgenza di andare oltre la pelle delle cose, di non limitarsi a rappresentare il mondo in cui si immergono, ma di riportarne alla luce le contraddizioni, i bisogni nascosti, le viscere e gli scheletri, in “difesa della natura”, come diceva Beuys, e per “la follia di voler dominare la natura”, come ribadisce Salvatore.
Un filo forte ha sempre legato questi due artisti nella realizzazione delle loro lavagne, mezzo arcaico che accoglie e presenta in tutt’uno il processo di comunicazione e condivisione: concentrarsi sul gesto artistico in un’attività intima e collettiva allo stesso tempo, in cui tutto diventa disegno – come auspicava Beuys – e in cui ogni tratto lascia di sé feticci, tracce rarefatte ma indelebili della propria presenza, del proprio riflettere sul mondo e del riflettersi nelle forze sottese della natura, segnata dal passaggio ingombrante dell’uomo – come evidenziano le lavagne di Nicola Salvatore. Processi di metamorfosi, in entrambi i casi, che parlano la lingua universale della sensibilità per il pianeta in cui viviamo, di spavento ed empatia, di responsabilità e gratitudine.
Un omaggio che mai come oggi ha il sapore di un legame prezioso.
Cecilia Liveriero Lavelli
29 aprile 2021
Attingendo a un patrimonio estetico antico e prezioso, entrambi gli artisti trattano le idee, gli esseri umani e gli animali come se fossero processi plastici, sculture da plasmare allo scopo di riconquistare la libertà. E, di conseguenza, concentrarsi su creature antiche, delicate e possenti come le Balene di Nicola Salvatore aiuta ricostruire l’unità originaria andata perduta e che, sola, può creare un’umanità ritrovata.
Il gesto artistico presentato dalle lavagne di Beuys come di Salvatore è capace di diventare un riferimento nel suo stesso svolgersi, in un flusso incessante e circolare di cui rimangono spesso percepibili dei relitti: figure disegnate, residui di frasi scritte che assumono una dimensione evocativa ma anche una denuncia e un monito. Le immagini mantengono la loro forza anche in assenza di un’immediata riconoscibilità e consentono di riportare in vita, assieme alle figure, le forze da loro sprigionate.
Cecilia Liveriero Lavelli
Sia Nicola Salvatore sia Joseph Beuys sono sempre stati mossi da un’urgenza precisa, che trapela in ogni loro gesto, in ogni singolo lavoro: l’urgenza di andare oltre la pelle delle cose, di non limitarsi a rappresentare il mondo in cui si immergono, ma di riportarne alla luce le contraddizioni, i bisogni nascosti, le viscere e gli scheletri, in “difesa della natura”, come diceva Beuys, e per “la follia di voler dominare la natura”, come ribadisce Salvatore.
Un filo forte ha sempre legato questi due artisti nella realizzazione delle loro lavagne, mezzo arcaico che accoglie e presenta in tutt’uno il processo di comunicazione e condivisione: concentrarsi sul gesto artistico in un’attività intima e collettiva allo stesso tempo, in cui tutto diventa disegno – come auspicava Beuys – e in cui ogni tratto lascia di sé feticci, tracce rarefatte ma indelebili della propria presenza, del proprio riflettere sul mondo e del riflettersi nelle forze sottese della natura, segnata dal passaggio ingombrante dell’uomo – come evidenziano le lavagne di Nicola Salvatore. Processi di metamorfosi, in entrambi i casi, che parlano la lingua universale della sensibilità per il pianeta in cui viviamo, di spavento ed empatia, di responsabilità e gratitudine.
Un omaggio che mai come oggi ha il sapore di un legame prezioso.
Cecilia Liveriero Lavelli
29 aprile 2021
Attingendo a un patrimonio estetico antico e prezioso, entrambi gli artisti trattano le idee, gli esseri umani e gli animali come se fossero processi plastici, sculture da plasmare allo scopo di riconquistare la libertà. E, di conseguenza, concentrarsi su creature antiche, delicate e possenti come le Balene di Nicola Salvatore aiuta ricostruire l’unità originaria andata perduta e che, sola, può creare un’umanità ritrovata.
Il gesto artistico presentato dalle lavagne di Beuys come di Salvatore è capace di diventare un riferimento nel suo stesso svolgersi, in un flusso incessante e circolare di cui rimangono spesso percepibili dei relitti: figure disegnate, residui di frasi scritte che assumono una dimensione evocativa ma anche una denuncia e un monito. Le immagini mantengono la loro forza anche in assenza di un’immediata riconoscibilità e consentono di riportare in vita, assieme alle figure, le forze da loro sprigionate.
Cecilia Liveriero Lavelli